Capitano, mio capitano

Fabio Capello sembra non azzeccarne una come allenatore della nazionale inglese e non parlo di sostituzioni o di convocazioni. Eppure dal 2008 in poi avrebbe dovuto imparare qualcosa, invece niente. Bisogna ammettere che il tecnico friulano fin dall’inizio ha dovuto convincere gli scettici, i detrattori, i puristi e gli invidiosi. Un tecnico straniero, con la fama di vincente e pagato uno sproposito, una combinazione da sogno per ogni scribacchino da tabloid. Visto che la miopia nazionalista e il successo, in campo e fuori, della Premier spesso mascherano il vero spessore tecnico di molti giocatori convocati a vestire la maglia con i tre leoni, sull’allenatore viene riversata una montagna di aspettative, di pressioni, di critiche e di speranze.

Dopo ogni uscita della squadra il risultato detta il taglio degli articoli del giorno dopo, a prescindere dal gioco proposto, dalla formazione scelta, dagli esperimenti effettuati. Non viene perdonato niente, lo stipendio sempre ricordato ed enfatizzato. Capello, finora, come tecnico dell’Inghilterra ha perso solo due partite ufficiali (senza considerare le amichevoli): contro l’Ucraina, nell’ultima, ininfluente, partita di qualificazione ai Mondiali del 2010 e, purtroppo per lui, contro la Germania nei sedicesimi del torneo sudafricano. Vero, Lampard aveva pareggiato un incontro nato troppo male per essere vero, ma l’1-4 finale rimane comunque la sconfitta piú pesante degli inglesi in una fase finale di un campionato mondiale, venuta dopo tre partite nella fase a gironi che è un complimento definire disastrose. Recriminare per un pallone che aveva attraversato la linea contro i tedeschi sembrava comunque talmente fuori luogo che le polemiche del dopo-partita  non sono state accese come lo sarebbero state se fosse successo contro qualsiasi altra squadra.

Ricostruire credibilitá e fiducia dopo una disfatta del genere, a prescindere dalla effettiva responsabilitá dell’allenatore, non sarebbe stato facile. Ogni azione, sbaglio o leggerezza sarebbe stata giudicata in modo molto piú severo e la questione stipendio sarebbe stata ripresa ancora piú spesso. Il primo attacco vero, con tanto di richiesta di dimissioni (da qualcuno auspicate dopo la delusione mondiale) è stato dopo la rivelazione del possibile lancio del Capello Index, un metodo di valutazione oggettivo dei giocatori che è sembrato un po’ un conflitto di interessi con quello che è il suo lavoro (indice poi ritirato dal mercato e rinviato a dopo la fine del suo rapporto con la FA). Poi la pessima gestione del tema fascia di capitano. Prima afferma che per lui non è importante; essendo italiano, al di lá delle Alpi l’essere capitano non ha l’importanza e il prestigio che invece oltremanica gli viene conferito. Poi però decide di degradare John Terry, che in guerra sarebbe stato definito “carne da macello”, tutto coraggio e poco cervello, per aver dormito con la ex compagna di Wayne Bridge, compagno di squadra al Chelsea  e in nazionale. Ferdinand diventa lo “skipper” ufficiale ma causa ripetuti infortuni perde il titolo che però dopo una serie di passaggi torna, sotto spinta dei tabloids, a Terry. Capello riaccoglie il suo capitano senza paura, pacche sulle spalle e dichiarazioni di stima reciproca. Tutto sembra andare bene, l’Inghilterra, senza brillare, si qualifica agli Europei del 2012 fino a quando il soldato JT viene beccato dalle telecamere mentre dice senza mezzi termini al fratello del suo compagno di difesa in nazionale Rio Ferdinand, Anton, cosa pensa di lui. Nasce un caso mediatico eccezionale. Lo spelling ripreso dalle telecamere non lascia adito a dubbi. Terry nega, Ferdinand non smentisce, i tifosi del Chelsea difendono il loro eroe ottuso e danno addosso al vile Ferdinand reo di essere stato insultato e di avere un colore di pelle piú scuro. L’accusa è di quelle che macchiano, insulti a sfondo razzista. Visto che in Inghilterra si è posto da anni l’accento su questo problema con campagne come Kick it out che hanno coinvolto tutte le squadre per cercare di debellare il razzismo sugli spalti, non si può far finta di niente il giorno in cui si verifica in campo. I due finiscono in tribunale, la FA come sempre non riesce a gestire un problema che, causa attenzione mediatica, sfugge di mano e si gonfia a dismisura. Il processo viene rinviato  però a metá luglio, a fine Europei.  Per limitare polemiche e problemi prima del torneo continentale Terry viene degradato d’ufficio dalla FA, la squadra nazionale non può avere come giocatore piú rappresentativo un potenziale razzista, sarebbe un autogol clamoroso. Capello, forse non consultato, replica piccato dall’Italia che lui non è daccordo, che Terry per lui sarebbe dovuto rimanere al suo posto fino a fine processo in quanto, afferma,  “nessuno è colpevole fino alla eventuale condanna”. Ora, in principio può anche avere ragione ma i filmati l’ex allenatore prodigio del Milan li ha visti. Nonostante il suo inglese non sia fantastico di sicuro quelle poche parole le avrá decifrate, magari con l’aiuto di un interprete. E allora come si può considerare un affare privato come l’aver dormito con la ex di un compagno di squadra, piú grave dell’aver chiamato “f.ing black c##t” un suo avversario in mondovisione? Terry non ha mai dimostrato una grande intelligenza o un grande tatto, è un peccato che l’allenatore italiano abbia deciso di scendere allo stesso livello.

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